mercoledì 12 gennaio 2011

Partito e mai arrivato

Percentuali bulgare: 97,4% a Caltagirone, 93% in otto comuni dell'ennese. Non si tratta di un voto dei soviet supremi locali (al centro della Sicilia sono improbabili), ma dei referendum (anzi, referenda) con cui gli elettori del Partito Democratico si sono espressi contro l'alleanza del centrosinistra con il Mpa alla Regione. Il voto è netto, il no all'accordo lo è ancora di più. Il piddì che sta con la quarta giunta Lombardo dice che sono andati a votare anche elettori di centrodestra, giusto per il piacere di mettere in difficoltà il partito guidato da Giuseppe Lupo. Il segretario regionale aveva pure commissariato il circolo di Caltagirone, perché il referendum sarebbe illegittimo. Però anche alle primarie regionali del 2009 poteva votare chiunque, compresi i non tesserati. E poi si è votato a Caltagirone ed Enna e toccherà presto a Gela: le uniche aree della Sicilia dove il centrosinistra ancora prende voti e "governa". A Caltagirone il Pd vince le elezioni, designa deputati, amministra da tempo e bene, con una gestione trasparente ed esemplare, per stessa ammissione dei vertici regionali del partito. Enna è l'inespugnabile feudo di Vladimiro "Mirello" Crisafulli, chiacchierato e discusso onorevole di sinistra, comunque sempre gradito alle segreterie centrali. Gela ha avuto persino un sindaco comunista, Saro Crocetta, ora eurodeputato.
I voti sono simbolici, non avranno alcun riflesso concreto sulla politica del Pd nei suoi rapporti con Lombardo. Però sono il segnale dell'insofferenza, del disagio e della rabbia di un elettorato che in buona parte non si spiega come si sia potuti passare dall'opposizione all'ingresso in giunta al posto del Pdl. Nell'Isola abbondano ormai le amministrazioni "ibride", dove sembra ingenuo distinguere tra destra, sinistra e centro. Si insiste a parlare di laboratorio-Sicilia, ma da certi esperimenti ogni tanto nasce pure Frankenstein.

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